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SYDNEY strizza l’occhio agli ambiziosi ed io ci sono caduta.

Perché l’Australia?

Perché SI.

Perché un anno fa scrissi nel mio diario di self-discovery che per i miei 30 anni sarei voluta andarci, perché volevo starmene da sola per un pò con me stessa e sentire la lontananza geografica che implica un viaggio come questo.

Come avrete ben capito ho viaggiato in solitaria, con la curiosità verace di chi sa che tornerà a casa sicuramente troppo presto. 

Ed eccola lì dopo dieci “trilioni” di ore di volo ( che l’Emirates sia benedetta) la meta di tantissimi expats, sogno illuminato di giovani viaggiatori in cerca di aria nuova: SYDNEY.

La stagione che mi accoglie è una sorta di indian summer, un autunno caldo o piuttosto un’ estate fresca non ancora del tutto finita ( bizzarro un aprile con le foglie gialle 🙂 ) .

Da subito vengo attratta dal senso di nuovo, dalla dinamicità e la vivacità di un continente giovanissimo. La leggerezza che si respira è quella di un paese ancora acerbo, una sorta di diciottenne maturo ma che ha ancora tutta la vita davanti e può solo riservare ancora grandi sorprese. In effetti mi ha ricordato un pò com’ero a quell’età, con la sensazione di aver un mondo di possibilità infinite davanti al mio orizzonte.  

Sydney non è dicerto una città pretenziosa, ossia non pretende di essere ciò che non è.

Non si traveste da grande capitale internazionale ma rimane fedele al proprio mood, proprio quello che contraddistingue i suoi abitanti: la naturalezza, la scioltezza, la semplicità, la spontaneità; questa è Sydney. 

Può sembrare paradossale essendo una grande capitale internazionale e iper moderna ma Sydney ti ricorda che esiste anche la natura e che essa può convivere con la modernità della metropoli in un unica, preziosa ed irripetibile simbiosi. 

Capiterà spesso di vedere surfisti che sfidando onde spaventose a qualsiasi ora del giorno a Bondi Beach, giovani ragazzi che attendono il tramonto al faro di Macquarie, famiglie che si dilettano di tanto in tanto ad osservare le balene al Sydney Harbour National Park o tramite qualche traghetto della Circular Quay, amabili pensionati che si godono lunghe passeggiate nella spiaggia alberata di Manly Beach. 

 

Lo ammetto Sydney mi ha ricordato che dovrei ammirare ed apprezzare di più le bellezze naturalistiche del luogo in cui vivo, interagire con loro, godermele di più come insegnano gli australiani con il loro modo di vivere. 

Sydney è una città che sottende ambizione ma tiene bene a mente la propria identità; è una città che ti permette di avere speranza grazie alla sua energia vibrante, ed al contempo ti ricorda la semplicità dell’ordinario: un tramonto, un sandwich ed un buon libro in riva al mare, la sensazione di libertà che il vento marino ti regala sfiorandoti il viso.

I miei “MUST TO DO”: 

  • Lasciatevi avvolgere da un ottimo cappuccino nella splendida atmosfera del Queen Victoria Building, meraviglioso complesso vittoriano (1898) riutilizzato come centro commerciale. All’interno potrete ammirare balconi in ferro battuto, cupole bizantine, splendidi pavimenti a mosaico, sarà come concedersi una colazione nel passato. Da evitare la domenica mattina perché troppo affollato.
  • Concedetevi una bella passeggiata a Bondi Beach, oziate ammirando gli indomiti australiani fare surf durante il tramonto, è un ricordo che vi porterà tutta la vita.
  • Contemplate la meravigliosa architettura dell’Opera House, una delle più incantevoli al mondo, ne consiglio anche l’ingresso, l’interno è davvero bellissimo e se siete fortunati potrete godere anche della sofisticatissima acustica. 
  • Due passi nel quartiere di Paddington, quartiere raffinato con splendide villette a schiera vittoriane restaurate e ripide stradine verdeggianti dove la gente di Sydney passeggia tra boutique e gallerie d’arte. 
  • Immergetevi nel popolato ombelico della Circular Quay, punto focale del porto interno e snodo principale dei traghetti. Qui la baia fa da incantevole sfondo ed esplorarla ( Sydney Harbour)  in traghetto è un esperienza da non perdere.
  • Visitate l’ Hyde Park Barracks Museum: questa austera struttura in stile georgiano fu per molto tempo un complesso per detenuti tra il 1819 e il 1848. Ospitò più di 50.000 detenuti  tra cui bambini, per lo più accusati da tribunali inglesi e deportati successivamente in Australia. Potrete assistere a numerose rievocazioni su quella che era la vita nel carcere; stanze e spazi lasciati esattamente come all’epoca. Un luogo che merita di essere visitato per ciò che ha rappresentato per molte persone giunte per la prima volta in Australia.

Viaggiare è la medicina migliore, viaggiare è il cibo più nutriente per la nostra anima, viaggiare è vivere due volte.

PS: per chi di voi fosse interessato ad approfondire l’itinerario australiano, non perdetevi gli articoli  Melbourne , il deserto di Uluru e la Great Ocean Road.

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Anastasia Galvani 

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