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Ho preso un aereo e non sono più tornata

Hallo liebe Leute, 

qualche tempo fa Anastasia mi ha chiesto di scrivere qualcosa su Berlino che fosse diretto e senza fronzoli. Mi sono chiesta cosa avrebbe potuto esprimere al meglio quello che ho vissuto. Allora ho deciso di aprirmi e raccontarmi un po’, perché altrimenti tutto si perderebbe in un filo conduttore senza fine. 

Sono Stephanie, ho 28 anni, madre italiana e padre dominicano, fondamentalmente in me si uniscono:  tendenze a salire su un aereo con preavviso minimo, una buona dose di party hard, amore per le Macine Mulino Bianco e Sambuca (non le ho mai mescolate insieme ma possiamo lavorarci ) 🙂 .

Nella mia vita fino ad ora ho vissuto in 7 città e in 5 nazioni diverse, quasi sempre per mia scelta, passando dall’essere la fighetta più incallita del mio paesello al diventare una sorta di nomade fuggiasca; tutto questo nell’arco degli ultimi 7 anni. 

Cerco sempre di fare 20 cose alla volta, sono confusionaria, parlo 5 lingue straniere (tutte male), faccio morire qualunque pianta – persino i cactus – e non sopporto che mi si dica quello che devo fare. Allo stesso tempo sono l’amica più fedele che tu possa incontrare, non so cucinare, ho l’abitudine di recarmi  in ufficio in completo hangover,  rido a battute a cui nessuno ride e last but not least sono un’instancabile logorroica. Non riesco mai a dire no ad una festa, amo i tramonti malinconici, i tatuaggi, sono una perenne sfigata in amore (così tanto che stavo scrivendo hangover al posto di amore, rendiamoci conto, il mio subconscio LO SA), ho le mani bucate, la faccia da stronza incallita e, se non mi conosci veramente, è raro che io ti piaccia. 

Questa sono io. Io che un anno e mezzo fa, per coincidenze divine, sono finita a vivere a Berlino. Ho lasciato la prospettiva di un lavoro manageriale in una società di consulenza nella grande Shanghai, per trasferirmi nella fredda Germania senza un lavoro e senza un tetto. Penso sia stato il periodo più intenso della mia vita. Spesso mi son chiesta come mai, cosa mi abbia spinto a farlo, eppure non me ne sono mai pentita. 

Cercherò di accompagnarvi in un viaggio che vi porti a scoprire quello che ho visto e vissuto in prima persona, che vi faccia capire come mai sono rimasta nella capitale della follia e della techno, del design e degli spazi recuperati, del Muro (no, non è un errore di battitura, si tratta del Muro per eccellenza), dei mercatini vintage, delle feste interminabili e delle albe. 

Berlino è quella città dove, prendendo la S Bahn (la metropolitana di superficie), potreste avere seduto di fianco a voi un tizio vestito da pirata, con tanto di pappagallo rigorosamente vero sulla spalla e nessuno si chiederebbe il perché, e comunque la risposta a questo quesito sarebbe semplicemente “Siamo a Berlino, non farti domande”. È la città dove, di fronte ai portoni dei palazzi, trovi scatoloni pieni di cose che la gente non usa più, con la scritta Zu verschenken (da regalare) sopra, perché quello che non serve più a te, qualcun altro potrebbe apprezzarlo. 

Berlino, mi ha fatto innamorare come mai prima, mi ha fatto scoprire la bellezza delle piccole cose, mi ha insegnato che c’è sempre qualcuno di nuovo da conoscere, qualcosa d’inaspettato da vedere, e soprattutto, a godersela, perché la vita è una sola ed è troppo corta per passarla a preoccuparsi sempre di fare la cosa giusta.

Cercherò di farvi innamorare, intanto, per entrare un po’ nel mood, vi consiglio di guardare questo video di Lilly Wood & The Prick, girato tra le vie della mia città del cuore. 

Tschüssi liebe Leute, tra poco iniziamo.

Stéphanie Luzón

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