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“Vice: l’uomo nell’ombra”. Quando tua moglie diventa la tua lifecoach.

Dick Cheney è un uomo taciturno, scaltro, un pianificatore e la pellicola rende sicuramente merito alla sua figura politica, a come lui si sia rialzato da un destino non proprio glorioso. Tuttavia il mio occhio, per deformazione, si rivolge sempre alla parte femminile e per tutto il film ho pensato a questa donna Lynne Cheney, interpretata da una fantastica ( as usual ) Amy Adams . Una ragazza davvero tenace , che sa precisamente ciò che vuole; sfortunatamente si ritrova nei primi anni settanta con un marito totalmente scapestrato, alcolizzato e senza prospettive, ma al posto di umiliarlo, screditarlo o semplicemente scappare, si rimbocca le maniche ( spinta da un enorme amore per lui ) e riesce a farlo ammettere all’Università, dove lui però tra una bevuta e l’altra finisce per farsi espellere. “Avrà fatto le valige ” , penserete! E invece No! Rimane con suo marito che riesce a lavorare totalmente ubriaco persino mentre aggiusta pali della corrente elettrica e finisce con l’ essere arrestato per guida in stato di ebrezza.

“Ora si! Ora si che l’ha lasciato”, sogghignerete! La risposta è ancora NO. Lynne gli dà un ultimatum: o diventa la persona rispettabile e di potere che lei in quanto donna non può essere ma può supportare e guidare, oppure il loro matrimonio finisce con un divorzio. La notorietà li precede : i Cheney diventeranno una delle coppie più potenti d’America, quasi nell’anonimato, durante l’amministrazione di George W. Bush.

Al contrario di tutti gli spettatori in sala, che durante la fine del primo tempo avevano in bocca solo commenti su Dick Cheney o sulle manovre politiche da lui effettuate, io non riuscivo a smettere di pensare a questa donna. La sua risolutezza, ostinazione, fermezza mi hanno davvero fatto riflettere sul fatto che molto spesso noi donne ci arrendiamo al nostro destino senza lottare o cercare di cambiarlo. Al di là dell’ideologia politica, stimo molto questa donna perché è riuscita a cambiare il suo destino, perché non si è accontentata e si è ripetuta ” Io merito di più! ” e quel ” di più” l’ha ottenuto.

Ha compreso che suo marito aveva bisogno di supporto e che senza di lei non ce l’avrebbe mai fatta. Non si è arresa alla valanga di problemi ripetitivi che si sono frapposti fra lei ed il suo obbiettivo; lei ha lottato, mandato giù bocconi amari ma alla fine la sua perseveranza ha avuto la meglio. Or dunque alzo il mio calice e brindo alle donne come Lynne, a quelle che non si piangono addosso, a quelle che rifiutano di essere vittime, a quelle che non danno perennemente colpa al destino e alla sfortuna, a quelle che si alzano ogni mattina e lavorano sodo per realizzare i propri sogni, qualsiasi essi siano.

Godetevi questa pellicola e imparate da Lynne 😉

Anastasia Galvani

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