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Le due anime di Berlino e la celebrazione della libertà

Hallo liebe Leute,

prima di andare avanti in questo viaggio ho scelto di rispolverare un evento di cui tutti siamo a conoscenza e che ha influito in modo incredibile sulla città di Berlino: la caduta del Muro. La sua caduta è stato l’evento che più ha trasformato la città negli ultimi 30 anni, quello che l’ha portata a diventare un covo di creativi e artisti, che ha contribuito in modo incredibile allo sviluppo della techno (anche se non ci credereste mai) e alla nascita della scena LGBT attuale. La divisione in Germania Est e Germania Ovest risale al 1 Luglio 1945, ma fu il 13 agosto del 1961 il giorno in cui le unità armate della Germania dell’Est interruppero tutti i collegamenti tra Berlino est e ovest e iniziarono a costruire un muro lungo tutta la città.

Tutto ciò succedeva davanti allo sguardo impietrito dei cittadini e non solo a Berlino, ma in tutta la Germania. Da lì in poi, per 28 anni, la vita dei cittadini della città sarebbe stata scandita da lunghe lettere censurate, lasciapassare negati e famiglie separate. Dorothea, rimasta bloccata a Berlino Est, scrive in una lettera (ora conservata al Tränenpalast) al suo amato Christoph: «Mio caro Christoph. Voglio essere breve per non addolorarti troppo. Ritorno ora dall’ufficio competente e sono molto avvilita. Mi è stato spiegato che si rilasciano autorizzazioni esclusivamente a parenti di primo grado. Anche a Natale, nessun lasciapassare, e tantomeno per i fidanzati. Ciò che abbiamo da discutere, possiamo comunicarcelo tranquillamente per iscritto. Ecco quanto mi ha detto la signora con cui ho appena parlato».

Quasi trent’anni fa, il 9 novembre 1989, il muro crollò e con lui uno dei più significativi simboli di divisione del mondo tra est e ovest. Era la fine della Guerra Fredda . Ad annunciarlo fu, per errore, il portavoce della Repubblica Democratica Tedesca (RTD), Gunter Schabowski, durante una conferenza stampa. Senza rendersene conto, annunciò la possibilità storica di andare a ovest senza passaporto e senza visto, da subito. Schabowski aveva detto che da quel momento tutti i cittadini tedesco-orientali potevano varcare qualsiasi frontiera senza visto o passaporto.

Da tempo migliaia di persone protestavano ogni giorno nelle piazze per chiedere pace e libertà, con lo slogan «Wir sind das Volk!» (Noi siamo il popolo) e quel giorno iniziarono a prendere a picconate il Muro che aveva congelato le loro esistenze. Lo stesso Muro su cui altrettanti cittadini avevano perso la vita nel tentativo di attraversarlo, colpiti dai proiettili dei soldati che avevano ricevuto l’ordine di sparare su chiunque cercasse di varcare il confine. Con la repentina quanto inaspettata caduta del Muro, venne meno la barriera fisica tra le due parti. Tuttavia, non era previsto ancora alcun piano di riunificazione. Le due città continuarono di fatto ad essere parte di due Germanie distinte, anche senza muri, con i loro diversi sistemi scolastici, leggi e organizzazione politica. La vera e propria riunificazione della Germania avvenne di fatto solo un anno dopo la caduta del muro. Tuttavia, parlare di riunificazione è scorretto: la Germania dell’Est non fu annessa alla Germania Ovest, ma cessò semplicemente di esistere.​

Oggi il muro a Berlino non esiste più, se ne possono ammirare delle sezioni sparse per la città come memento e una sezione più lunga rimane nella zona di Warschauer Straße, sezione che è stata poi completamente ricoperta di graffiti e murales che hanno lo scopo di documentare il cambiamento della città dopo la caduta del Muro. La Germania è un paese unito, eppure esistono ancora differenze tra Est e Ovest, differenze che sono caratterizzate da un sentimento chiamato Ostalgie, una specie di “nostalgia” che gli abitanti della Germania Est provano per i tempi del comunismo, quando vivevano sì sotto dittatura, eppure avevano una vita programmata che dava loro una certa sicurezza.

Perché ho scelto di fare questo veloce recap di storia? Mi sembrava doveroso farlo se avessi voluto spiegare come ci siamo ritrovati la Berlino di oggi. Immaginate di avere 18 anni, vivere a Berlino Est e di avere studiato durante tutte le scuole superiori per diventare perito elettronico. Improvvisamente il Muro che ha diviso la vostra città viene abbattuto, siete pieni di speranza per il futuro, ma c’è un problema.

Con il collasso dell’economia pianificata di stampo sovietico il vostro titolo di studio viene considerato desueto, non adatto al mondo moderno e voi non avete idea di come raccapezzarvi.

Avete due opzioni: la prima è migrare nella Germania Ovest e rimettervi a studiare, così da farvi convalidare quanto fatto fino a quel momento, trovare un lavoro e sistemarvi.

La seconda è rimanere a Berlino e sperare che qualcosa si smuova, dato che in quel preciso momento storico a Berlino semplicemente non c’è lavoro.

La città si svuota, la gente emigra nella Germania Ovest, le aziende chiudono. Nel dire che la città si svuota, s’intende principalmente la parte est della città, con interi palazzi che rimangono vuoti. Completamente disabitati.

Berlino Est diventa una città fantasma. Ritorniamo al nostro ragazzo di Berlino Est, chiamiamolo Hans. Hans ha 18 anni, ha finito il liceo, vede questo cambiamento e non sa bene che ne sarà della sua vita, non ha voglia di rimettersi a studiare, non vuole lasciare la famiglia e gli amici. Una cosa la sa però, Hans vuole festeggiare. Hans vuole celebrare la sua libertà, una libertà che fino a poco tempo prima non sapeva se sarebbe mai arrivata. Unite a questa ricetta lo sviluppo della musica elettronica e l’ondata della Techno di Detroit. Il quadro inizia ad avere un senso nuovo, vero?

Palazzi abbandonati, mancanza di lavoro, una nuova generazione che vuole celebrare la libertà, l’unità, la fine di un’epoca buia. Tutto questo si trasforma nel giro di poco tempo nella scena artistica e culturale di Berlino. Vi porterò pian piano a scoprire i frutti di questo movimento nato nei primi anni ’90 e che vive ancora oggi nella città, ma non oggi. Oggi prendiamoci un momento per riflettere sui muri che esistono ancora nel nostro mondo e a pensare come le divisioni alla fine non abbiamo mai portato a nulla di buono. Nell’alimentare l’idea di separazione, proibizionismo e lo spingere gruppi di persone l’uno contro l’altro c’è una completa mancanza di empatia nel comprendere il modo in cui noi tutti siamo interconnessi.

Nessuno vince quando scegliamo di escludere, denigrare o tentiamo di dividere. Berlino l’ha imparato bene, ed è la città più open-minded che abbia mai visto e in cui abbia mai vissuto. Ci sono stati troppi momenti bui nella sua storia per non accettare ogni singola persona che vi arrivi. Qui a Berlino, chiunque può sentirsi a casa e viene portata avanti la speranza che non ​ci sia mai più una Dorothea che deve rinunciare a vedere il suo amato Cristoph per decisioni prese da gente più potente di loro. Non facciamo sì che tutto ciò vada sprecato.

Stéphanie Luzon

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