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“Fran Lebowitz: una vita a New York “, storia di un’icona e della sua città

La docu-serie che svolterà la vostra serata

Da tempo immemore attendevo una serie così acuta, sagace ed intellettualmente valida: “Fran Lebowits: una vita a New York” ha appagato appieno questa mia fame vorace.

 «Le arti visive: una sorta di racket. Vai a un’asta, tirano fuori il Picasso, silenzio di tomba. Poi battono il prezzo con il martello: applauso. Viviamo in un mondo in cui si applaude al prezzo, non al Picasso! Ho detto tutto».

Ma di cosa tratta questa tanto discussa mini-serie targata Netflix ? A mio avviso siamo difronte al ritratto a tutto tondo, di una delle icone newyorkesi per eccellenza: Fran Lebowits. Caschetto corvino con riga nel mezzo, occhiali tartarugati, camicia oversize, jeans, blazer maschile, cappotto da uomo e camperos, sono la sua uniforme dagli anni 70.

Photo Credit: Flipboard

«Mi avessero avvertito, avrei comprato una scorta per la vita! Le camicie non vanno mica a male, non sono pesche»

Lei, scrittrice e umorista, nota per la sua dialettica e la sua altissima ars oratoria , ci sorprende attraverso dialoghi dissacranti e opinioni taglienti. Creare un ritratto così dettagliato di una musa così impegnativa non poteva che essere affidato ad un altrettanto altisonante figura: Marti Scorsese, che le ha dedicato un’ intera serie.

Photo Credit: Pinterest

Al centro del docu-film troviamo il rapporto conflittuale tra la scrittrice e la sua Big Apple, in cui si parla di tutto ma in maniera sempre approssimativa, ma non per questo meno profonda. La serie si snoda in un elegante caffè di NY, Martin e Fran seduti come due scolaretti, s’intrattengono tra risate e domande scomode. La parlantina di Fran la fa subito da padrona, fluisce , esonda, come un fiume in piena, inarrestabile, se ne rimane subito rapiti.

Photo Credit: TuttoteK
Photo Credit: Duels

 «Non mi interessano i soldi e non ne parlo mai, ma amo le cose belle»

Ogni episodio ha uno specifico tema: dallo sport, alla lettura, al denaro, al wellness, Fran non si risparmia e ne ha per tutti ( ascoltarla è davvero uno spasso). “Perché trascorrere il tempo libero viaggiando, quando si ha la possibilità di godere del confort della propria casa?” Fran deride la “bizzarra” e diffusa tendenza di mettersi in viaggio, per passare le vacanze lontano dalla propria città. Questa è soltanto una delle “bislacche” considerazioni di questa intellettuale tagliente e auto-ironica

Photo Credit: GuardaSerie

Fran capta ogni mutazione sociale, ogni nuova moda (anche linguistica), tuttavia lei rimane sempre fedele a sé stessa, pur nella totale contraddizione. Fran osserva il mondo con occhio clinico ma malinconico, cinico ma sognante; il suo sguardo è attento e sprezzante, stanca è la sua andatura mentre si aggira per NY ma mai incerta. Il suo è un personaggio al limite del caricaturale, con la quale è difficile empatizzare totalmente vista la sua innata dote nel vomitare opinioni efferate, tuttavia è impossibile non ascoltarla con trasporto, la sua unicità intellettuale è disarmante.

Photo Credit: Il Giornale
Photo Credit: The HotCorn

È davvero confortante e raro ascoltare una donna di simile taratura, qualcuno che sa quello che dice e sopratutto ha qualcosa da dire; proprio per questa ragione, vale la pena guardare Fran Lebowitz: una vita a New York. Inoltre Fran è un’ enciclopedia vivente per tutto ciò che riguarda la storia architettonica della città. La sua è una guida seria ma al contempo inedita, di una città in continua e perenne evoluzione, tanto veloce da tramutare secoli in secondi.

Oggi la città è come sotto uno strano incantesimo, in completo stato di sospensione prolungata e viene naturale chiedersi quando Fran potrà tornare ad attraversare di fretta marciapiedi troppo affollati, urlando a qualche malcapitato turista “Move! Pretend it’s a city, not your living room”.

Photo Credit Immagine di Copertina: La Terrona Bionda

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Anastasia Galvani

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