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Se siete alla ricerca di voi stessi, cominciate da Ayer Rocks. Uluru laddove il magnetismo cattura

“Sono sempre stata attratta dalla purezza del deserto, dal vento caldo e dagli ampi spazi aperti… soprattutto ero stanca della vita in città, con la sua routine e i miei tentativi poco riusciti e poco sentiti di trovare un lavoro e di studiare qualcosa. E volevo scrollarmi di dosso quella negatività auto-compiaciuta, ma l’essere tipico della mia generazione, del mio sesso e della mia classe sociale. Decidere di agire è stato il vero inizio del viaggio. Quanto sei immobile da troppo tempo, non ti resta che gettare tutto all’aria e buttarti e pregare”

Robyn Davidson

Avete mai avuto il febbrile desiderio di solitudine ? Di starvene  un pò da sole con voi stesse; non sentire voci e pensieri esterni alla vostra persona, soli come il monolite di questa pazza terra dei canguri. Uluru con il suo magnetismo, la sua sacralità ha accolto benevolmente la mia richiesta, regalandomi meravigliosi momenti di solitudine e riflessione, pensieri che partono dalla pancia e non dalla testa, benedetti da un completo stato di isolamento dal mondo.

Inutile dirvi come in questo mio soggiorno abbia continuamente pensato a Robyn Davidson, la donna che negli anni 70 decise di intraprendere la traversata del deserto australiano con i suoi cammelli ed il suo fedele cane. Robyn cercava questo: l’abbandono, l’isolamento, la solitudine; voleva starsene sola coi suoi pensieri. Uluru è il luogo perfetto per i pensieri profondi, sembra esser stato concepito apposta per formulane in gran quantità.  

C’è un qualcosa di ammaliante in questo luogo elettrico, come se fosse in grado di comunicare cose di te stesso che non conosci. Non ho viaggiato tantissimo ma ho avuto la fortuna di viaggiare abbastanza e non mi è mai capitato di sentirmi così presente e ricettiva, quasi come fossi stata vittima di un incantesimo aborigeno.  

 

Uluru, o Ayers Rock è un luogo profondamente spirituale per gli aborigeni  Anangu che vivono nel  Red Center australiano. Gli Anangu considerano Uluru una sorta di divinità e per rispetto a questo enorme monolite non viene mai scalato da questi ultimi ( purtroppo non posso dire lo stesso per i pessimi turisti che pur di avere una foto panoramica non rispettano la cultura locale ed è un atteggiamento che personalmente detesto).

Gli aborigeni dicono che il turista che ha il cuore attento non torna solo con belle foto, ma ne percepisce anche la grandezza e la somma divinità.

Quale curiosità in più…

E’ bene specificare che Uluṟu ( in inglese Ayers Rock) è il più imponente massiccio roccioso dell’outback australiano o monolite di arenaria, circondato dal famoso bush australiano ( una sorta di bosco ), Uluru è visibile da decine di chilometri di distanza ed è celebre per la sua intensa colorazione rossa, che muta in maniera spettacolare (dall’ocra, all’oro, al bronzo, al viola) in funzione dell’ora del giorno e della stagione; caratteristiche che ne fanno una delle icone dell’Australia. All’interno potrete trovare sorgenti, pozze, caverne, fenomeni erosivi e antichi dipinti aborigeni pieni di fascino.

Uluru è parte integrante del culto della mitologia del dreamtime (“era del sogno”, o tjukurpa) delle popolazioni ancestrali. Il dreamtime  è un insieme di “miti/dei” che delineano le caratteristiche del territorio (pozze, montagne, caverne) come testimonianza o indizi dei viaggi e delle azioni di esseri ancestrali (vissuti, durante il dreamtime che è antecedente alla la memoria umana).

Inoltre, gli aborigeni ritengono che queste peculiarità geografiche permettano all’essenza vitale e creativa degli esseri che l’hanno generata di prolungarsi nel tempo. Queste creature ancestrali sono generalmente descritte come giganti in parte umani e in parte simili ad animali o piante. Il sito di Uluru infatti porta i segni dell’attività di numerose creature ancestrali.

Wanderlusting…

Il mio primo ricordo vola ad Uluru-Kata Tjuta National Park è riconosciuto come patrimonio mondiale dall’Unesco per la sua importanza naturale e culturale.

Nell’Uluru-Kata Tjuta Cultural Centre troverete numerosi video ed interviste delle popolazioni autoctone e una sorta di mostra artistica dei dipinti aborigeni per entrare maggiormente in sintonia col luogo. Personalmente ho trovato un pò triste la presenza di aborigeni nel centro ( prevalentemente donne), intenti a dipingere la loro arte ma messi in mostra come oggetti alla mercé dei turisti, è una cosa che mi ha fatto tremendamente male e mi ha reso davvero triste. Era quasi percepibile nell’aria il loro astio nei confronti del visitatore, ma del resto non riesco a biasimarli.

Raggiunta poi la Sorgente di Mutitjulu per un breve trekking fino alla casa del serpente acquatico ancestrale Wanampi ho ascoltato alcune tradizionali storie e leggende aborigene da cui trapela tutto il loro attaccamento alla natura, una natura atavica e potente che tutto e tutti sovrasta.

Arrivata l’ora del tramonto mi dirigo verso Uluru per ammirare le variazioni cromatiche del monolite ( momento da me atteso tutta la giornata). Al variare della luce del sole Uluru cambia colore passando da sfumature di un rosso acceso al rosso rame, quando il sole cala definitivamente. Il cielo si dipinge di ogni sorta di colore pastello delineando un paesaggio da cartolina e mandandomi in estasi totale. Difficile non ponderare grandi riflessioni davanti a questo spettacolo naturale.

La sera sono rimasta a cenare proprio nel pressi del monolite per ammirare le costellazione. Questa attività ha inizio subito dopo il tramonto e si compone in tre parti: passato per apprendere come le culture antiche utilizzarono il cielo notturno per orientarsi e per definire il divenire delle stagioni; presente per ammirare le costellazioni con i più moderni strumenti come telescopi ( sembra davvero che risecano a trovare le stelle tramite laser ) ; e infine futuroper una riflessione sull’astronomia e sui misteri del firmamento. E’ stata un esperienza emozionante, il silenzio era assordante, e mentre la guida stava delineando la struttura del firmamento davanti a noi spettatori, improvvisamente un enorme stella cadente è sferrata tagliando il cielo.

Questo ricordo è impresso nella mia mente come un tatuaggio indelebile.

Perché dunque dovreste visitare almeno una volta nella vostra vita Uluru? Il motivo sta nella grossa ricompensa che questo magico luogo può regalarvi. Tornerete ricchi di splendidi ricordi ed emozioni indissolubili nel tempo, perché la bellezza è democratica, ed in fin dei conti tutti ce la meritiamo. 🙂

Letture consigliate.

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Anastasia Galvani

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