fbpx

“La vita davanti a sé”: Sophia Loren ed il suo nuovo film strappalacrime

Il 13 novembre sulla piattaforma Netflix ha fatto il suo ingresso il tanto atteso film di Edoardo Ponti con Sophia Loren «La vita davanti a sé». In questo film la diva italiana più amata al mondo interpreta la parte di ex prostituta ebrea deportata, la cui vita viene completamente scovonta dall’arrivo di un bambino senegalese per nulla facile .

Mi sono approcciata a questa pellicola con il rispetto reverenziale che si ha per ogni persona “anagraficamente più grande di me”. Avevo il terrore che la grande Diva facesse passi falsi, avevo il terrore di trovare una figura stanca e dall’espressività biologicamente indebita. E invece NO. Che io sia maledetta per aver cogitato tali orribili pensieri.

Photo Credit: RB Casting

Lei sempre immensamente alta, sbrana l’obbiettivo e spezza cuori. Ogni suo movimento ed espressione risultano talmente intesi da suscitare spesso commozione. Credo inoltre che il film ( tratto dal romanzo “La vita davanti a sé” di Romain Gary ) sia definitivamente riuscito grazie alla potente interpretazione della Loren e al talentoso Ibrahima Guey , che interpreta il piccolo Momò . Il loro contribuito è la riuscita stessa del film.

La storia non è di certo una di quelle digeribili dopo un’abbuffata serale. Vi troverete spesso a sentire strette allo stomaco e lacrime trattenute. In questa versione cinematografica dell’omonimo capolavoro letterario di Romain Gary, vediamo la Loren nel ruolo di Madame Rosa, un’anziana ebrea che per sbarcare il lunario, da ospitalità nel suo piccolo appartamento nel cuore di Bari a bambini in difficoltà.

Proprio in questo contesto farà la conoscenza di Momò, un turbolento bambino di strada di origini senegalesi, già iniziato allo spaccio, che sembra aver completamente dimenticato il suor essere bambino. Tale affido rappresenterà per lei una sfida su tutti i fronti possibili.

Photo Credit: Anonima Cinefili

Dopo un’iniziale ostilità, causata dai due caratteri prevaricanti, nascerà un legame talmente profondo da non avvicinarsi neppure ad uno di quelli parentali. Lentamente, in una chiassosa Bari di periferia, Rosa e Momò cominciano a riconoscersi l’uno nei vissuti dell’altro, percepiscono come il loro comune denominatore sia proprio la loro radicata sofferenza, malinconia e l’infanzia perduta, mai vissuta. Due anime legate da uno stesso triste destino ma salvate dal reciproco affetto.

Photo Credit: Shockwave Megazine

Questo film pone anche una grade riflessione sulla nostra percezione del diverso e su come quest’ultima possa essere deviata dai nostri preconcetti , spesso atavici. Tuttavia lo stesso racconto ci insegna che senza l’ausilio di una veste empatica, l’avvicinamento fra due mondi culturali differenti è praticamente impossibile.

Photo Credit: Tom + Lorenzo

Solo grazie ad una sana curiosità ed una scrupolosa osservazione dell’altro potremmo svegliare la nostra benevolenza, dal suo malsano e tossico intorpidimento mediatico, che sempre di più ci fa percepire il diverso come sinonimo di pericolo. Questo film ci mostra che non serve aprire la mente, quanto più ci suggerisce di aprire il cuore, spogliandoci di una disumanità che sembra esser diventata una falsa prerogativa di sopravvivenza.

Un storia di condivisione, amicizia e rispetto che di certo non vi lascerà indifferenti, ogni scena è come un pugno alternato ad una carezza, sferrati per arrivare ad un unico ed inequivocabile messaggio: il diverso siamo noi, “il diverso siamo TUTTI”!

Photo Credit Immagine di Copertina: La Repubblica

Buona Visione.

Always Share The Beauty

Anastasia Galvani

You may also like

5 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *